Tassazione e incertezza econonomica rendono difficile per i proprietari ottenere un buon reddito dalla seconda casa. Per ottimizzare il guadagno diventa fondamentale la scelta del contratto giusto che varia a seconda delle circostanze. ecco un utile vademecum esplicativo:

Canone libero – per durate più o meno lunghe, 4+4, applicabile a singole stanze o non all’intero appartamento. La registrazione è obbligatoria, e le spese riguardano l’imposta di registro del 2% sul canone affitto annuo, imposta di bollo.

Se si opta per il regime della cedolare secca, bisogna pagare un’imposta pari al 21% del canone annuo che sostituisce l’irpef, le addizionali, l’imposta di registro e l’imposta di bollo. in alternativa, si applica l’aliquota irpef su canone annuo di locazione ridotto del 95%, la soluzione ideale per chi ha redditi bassi e molte detrazioni

Canone cordotato o agevolato –  il 3+2, importo del canone stabilito tra sindacati e proprietari, generalmente più economico, meno redditizio per il proprietario, ma più vantaggioso dal piano fiscale e meno impegnativo come durata.

Canone abitativo ad uso transitorio – da un minimo di un mese ad un massimo di 18, non per finalità turistiche, il canone libero salvo accordi territoriali. le spese di registrazione sono divise tra inquilino e proprietario

Canone breve – sotto i trenta giorni, per finalità turistiche, ed ha vantaggi dal punto di vista fiscale perché non c’è l’obbligo della registrazione.

Quale la scelta più giusta? Molto dipende da dove è ubicato l’immobile e per quanto tempo si ritiene opportuno “metterlo a reddito”.

 

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